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Immagine del redattoreGiorgia Persoglia

Lidia Poët: un esempio a cui tutte le donne dovrebbero ispirarsi.

Resa celebre dalla recente serie Netflix, Lidia Poët, oltre ad essere la prima avvocatessa d'Italia, era una Donna con la "D" maiuscola nonché una vera e propria pioniera per l'emancipazione femminile.

Nata nel 1855 da una agiata famiglia Piemontese, dopo aver ottenuto il diploma di maestra, decise

di iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza, laureandosi nel 1881 con una tesi con il titolo "Studio sulla condizione della donna rispetto al diritto costituzionale ed al diritto amministrativo nelle elezioni". Dopo i due canonici anni di praticantato forense, superò l'esame di stato e, nel 1883, chiese l'iscrizione all'Ordine degli Avvocati e dei Procuratori di Torino che, in assenza di norme che escludessero le donne dalla professione di Avvocato, la accettò (con 8 voti favorevoli e 4 contrari). La Corte d’Appello di Torino, tuttavia, su ricorso del Procuratore Generale del Re, annullò l’iscrizione sull’assunto che la professione forense fosse un pubblico ufficio e, come tale, vietato alle donne. Anche la Cassazione, successivamente adita dalla Poët, confermava l’esclusione delle donne dalla professione di avvocato, impendendole così l'esercizio, ma lei, con caparbietà, decise di collaborare con il fratello Enrico, famoso avvocato, e si impegnò sempre per la difesa dei più deboli.

La svolta si ebbe 1919 quando, con l'approvazione della Legge Sacchi che autorizzava le donne ad entrare a far parte dei pubblici uffici, Lidia Poët, all'età di 65 anni, poté finalmente presentare una nuova domanda di iscrizione all'Ordine degli Avvocati, che venne immediatamente approvata.

Così l'avv. Poët iniziò subito ad esercitare la professione ed a utilizzare finalmente il suo titolo come prima avvocata d'Italia, di cui era stata privata per decenni.

Leggere le motivazioni di quelle sentenze a distanza di oltre un secolo fa riflettere sulla condizione della donna in una società maschilista che, al tempo, volendo relegare la figura femminile al ruolo di moglie e di madre, imponeva la privazione di diritti fondamentali che, con fatica e tenacia, sono riuscite a conquistare, lasciandoli in eredità ad una generazione di donne che, grazie alle lotte del passato, possono liberamente beneficiarne.

Oggi, le avvocatesse rappresentano il 48% della categoria e sono in costante aumento.

Cara Lidia, non possiamo che ringraziarti di cuore.





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